Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,37-40
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno».
Dinanzi alla morte siamo tutti vulnerabili. E ogni anno il 2 novembre ce lo ricorda, non per deprimerci o per farci versare una lacrima in più nell’otre del cuore, avendo già tutti consegnato alla terra, nella morte, qualcuno a noi caro. La morte è un incontro, il più importante di tutta la vita: “è il Signore che viene a trovarci”, dice Papa Francesco. Puoi capirlo però solo se a questo incontro ti prepari ogni giorno, altrimenti è come una scure posta alla radice di ogni tuo affetto.
Vi confesso che quando penso che prima o poi dovrò dire addio alle persone che amo, mi sento stringere il cuore, mi smarrisco solo al pensiero di questo distacco. Guardo il calendario e non trovo giorno che possa trovarmi pronta ad affrontare questo dolore.
Tuttavia, come viandante che va incontro alla luce, tengo in serbo una grande speranza: ciò che può sembrare solo la fine è, al contrario, appena l’inizio. E tu, passando attraverso la porta che è Cristo, entri nella vita rivestita di luce, per sempre, e finalmente sei a casa, lì dove a scaldarti è l’amore, in una pienezza di gioia che sulla terra e nel tempo hai potuto solo incrociare, per poco, e solo in penombra.
Ripeto però: bisogna prepararsi ogni giorno, perché è facile smarrire i nostri riferimenti di fede se non custodiamo nel cuore questa Parola: “colui che viene a me, io non lo caccerò fuori… Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna”.
Venire a me, vedere e credere: ecco i tre movimenti che rinnovano la nostra speranza. Cominci con l’andare a Gesù, perseverando nel suo amore e via via vedi in lui il Figlio, inviato dal Padre per condurci ‘salvi’ oltre la soglia della Sua Casa. Tenendo fisso lo sguardo su Cristo, si giunge spediti alla meta e il credere si carica di motivazioni profonde che sostengono lungo il cammino. Purché tutto sia irrigato da una preghiera costante, che scioglie dubbi e fatiche senza alienarci dalla concretezza di ciò che viviamo. Così facendo, tra l’andare, il vedere e il credere, potremo dire a noi stessi, con gioia e nella pace: la morte non può farmi paura!
Ai nostri cari che già hanno superato la soglia, oggi, dinanzi alla loro tomba diremo semplicemente: arrivederci, a Dio!
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