Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,17-19
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Gli Ebrei la chiamano halakà – il cammino, la strada – ed è l’applicazione pratica della Torà esplicitata dalla legislazione rabbinica. Gesù – che Maestro è! – con il suo insegnamento, con la sua halakà, non abolisce le Legge e i Profeti. Tutt’altro! Non solo infatti osserva pienamente la Legge praticandola nella sua integrità fin nei minimi precetti, ma la trasfigura e la porta a compimento facendo riemergere dalla polvere dell’ipocrisia le intenzioni originarie di Dio.
Quanto questo sia importante lungo il nostro cammino possiamo intuirlo dalle sue parole: “non sono venuto per distruggere, ma per confermare”. Chi segue il Vangelo non deve fare il rottamatore ma deve aprire gli occhi e il cuore per riconoscere in questa buona notizia quanto il Signore da sempre ha voluto per noi.
Per questo Gesù aggiunge: “non passerà un solo iota o un trattino della Legge”. Lo iota è la nona lettera dell’alfabeto greco che corrisponde la più piccola lettera dell’alfabeto ebraico, mentre il trattino, nella scrittura ebraica, è solo un segno ornamentale. Che vuole dire Gesù? Non tralasciate neanche il minimo dettaglio della Parola di Dio e non manipolatela “con tristi riduzionismi”, come dice Papa Francesco.
E qui un esempio è d’obbligo e in questi giorni è sotto gli occhi di tutti. Quando ci si permette di citare il Vangelo - «Non c’è amore più grande di dare la propria vita per i propri amici» è stato detto follemente! - per giustificare la guerra d’invasione in Ucraina è questo che si fa: si manipola il Vangelo e si usa Dio per giustificare un sacrilego, immorale atto criminale.
Altrettanto grave è il subordinare il Vangelo al potere politico, giustificandolo, anzi legittimandolo. Qual è la logica che sottostà meschinamente a certe posizioni “sottomesse” e ripiegate nella complicità più deprecabile?
Perdonate se la lingua batte lì dove il dente duole, ma abbiamo bisogno di un sussulto di umanità e di fede autentica che ci mettano al riparo dalle derive di un’ipocrisia folle ormai degenerata nella più inaudita violenza.
Guardiamoci dentro dunque. E in questo momento delicatissimo della nostra storia scriviamo una halakà illuminata e coerente perché il cammino di tutti e di ciascuno torni a essere strada evangelica di vita. Né io né voi forse potremo grandi cose, ma tutti possiamo disinnescare questa barbarie d’egoismo e di tornaconto, di utilitarismo e sfruttamento, di violenza e prevaricazione disponendoci davvero a dare la vita per gli amici e – cosa altrettanto necessaria - ad amare anche i nemici, secondo il comando del Vangelo.
All’uno e l’altro, all’amico e al nemico, dobbiamo testimoniare con la vita che un’alternativa c’è, e di certo non è l’odio. Vi prego però non diciamolo con parole gridate, ma facciamola questa alternativa, lì dove siamo, facendo fiorire il poco o molto che abbiamo tra mano. Sarà lo “iota” o il “trattino” di un gesto di pace, di una porta che si apre per accogliere, di un saluto che si è negato per troppo tempo.
Fate voi ma, vi prego, facciamolo subito.
Vedete cosa succede quando giustifichiamo certi ‘muri’? Prima o poi diventano barricate.
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